Da molti anni ormai frequento Exarchia, che ho eletto a mio “luogo del cuore” quando passo, ogni anno dal 2019, qualche giorno ad Atene. Ho imparato che la continuità dei due quartieri Exarchia e Kolonaki è un fatto assodato. Ultimamente ho fatto un esperimento: sono sceso da Kolonaki, partendo da Plateia Kolonakou, lungo via Skoufa fino ad arrivare all’Hotel Exarchion, dove normalmente risiedo. Osservando ogni palazzo, ogni vetrina, ogni portone ma anche la pavimentazione del marciapiede, appare evidente come ogni metro percorso conduce dall’eleganza chic del quartiere dei benestanti, all’anima ribelle del quartiere degli operai. Il cambiamento, però, è assolutamente graduale, quadra dopo quadra, incrocio dopo incrocio. Cambiano gli esercizi commerciali, si passa dai marchi della moda globale, alle case editrici più blasonate, per arrivare alle stamperie alternative, fino ai negozietti di vinili e del baratto che costituiscono una delle attrattive di Exarchia. Si passa dalle facciate immacolate dei ricchi condomini ai murales più invadenti, dai portoni con video-camera di ultima generazione agli edifici occupati. Gradualmente però, perché Atene, la grande madre, culla dell’occidente, riesce a contenere nel suo grembo tutte le dimensioni della socialità, tutte le sfaccettature di una cultura mediterranea accogliente e aperta alla diversità, in totale armonia.