Memoria: “La destinazione finale era la cittadina di Maroua, nell’estremo nord del paese, attanagliato nella morsa di Boko Haram. In questa cittadina, un tempo base turistica per i safari nei meravigliosi parchi nazionali in quella parte di paese, oramai vi era rimasto un solo ristorante aperto e considerato abbastanza sicuro dove poter mangiare con sufficiente tranquillità: il Port Mayo, gestito da una signora francese che lo aveva aperto trent’anni prima. Evelyn, così si chiamava la proprietaria, ci accolse con la sua consueta gentilezza e tutto lo staff del ristorante partecipava e contribuiva a un’atmosfera di grande familiarità e rilassatezza, nonostante i giorni drammatici. […] Sulle tavole del ristorante c’erano anche delle originali saliere e pepiere create da qualche visionario designer camerunese con un legno duro e scuro. Quel porta-sale e quel porta-pepe, ma anche tessuti, borse, vestiti e oggetti in pelle erano in vendita nel negozietto di souvenir annesso al ristorante. Ho portato a casa molte di quelle creazioni perché erano tutte originali, meritevoli per la loro fattura, ammirevoli per lo sforzo di resistere al tracollo dell’economia con un lavoro dignitoso e sostenibile come quello dell’artigiano.”