“…entravo nell’atrio e mi dirigevo direttamente nella sala del Canaletto (la 38) e aspettavo che non ci fossero altri visitatori. Appena ero solo, cominciavo la mia personalissima visita alle tele del Canaletto, prima lasciando che a uno sguardo unico le atmosfere veneziane cominciassero a essere tangibili, poi spostando lo sguardo da una tela a un’altra cercando di riempire gli occhi di tutti i particolari che lo richiamavano. Relazionarmi a quelle tele era diventata una prassi quasi settimanale, una sorta di boccata di ossigeno, un’esperienza terapeutica per poter sopportare i lunghi pomeriggi invernali inglesi”