“A quel punto, mi imbatto in una vetrina di ceramiche, piatti, tazze, brocche, tutto quello cui non so resistere. Decido di entrare, ma solo per guardare e ammirare. La ragazza che è dentro la bottega sta dipingendo alcune sue creazioni. Si rivolge a me con un sorriso e mi invita a guardare senza problemi: “Se ha bisogno sono qua”. Certo che ho bisogno! Voglio sapere tutto di queste ceramiche: chi le fa, come, perché… ma andiamo con ordine… Sono attratto da alcuni piatti marroni con striature di vernice color crema, ne apprezzo la fattura. Mi piace sia la forma che il colore, il disegno e la lucentezza. Noto che sul verso c’è la scritta “Ψιτ” (Psit) che in greco è il suono corrispondente al nostro “pss…” per richiamare qualcuno con un verso. Non posso fare a meno di pensare che quella bottega ha fatto proprio questo con me, mi sono sentito chiamare “pss.. ehi tu, entra!”. “Come mai questo nome?” domando senza vergognarmi per quanto scema sia la domanda, la ragazza fa spallucce “ci piaceva”.”