“Lasciamo ora le “memorie dei luoghi” ed entriamo nelle “memorie dei luoghi mai visti”. Cosa ci ricordano i ricordi di altri? Cosa ci dicono dei luoghi di origine gli oggetti che ci hanno portato amici o parenti da posti che non abbiamo mai visitato e conosciuto? È abbastanza ovvio che ci ricordino più le persone che ci hanno fatto il regalo che i luoghi da cui provengono. Sì, è vero, ma dobbiamo fare un’ulteriore distinzione: il souvenir ci è stato regalato da persone del luogo in visita da noi, o da nostri connazionali che tornano da una visita all’estero?”
Tratto da “La memoria dei luoghi” racconto non pubblicato scritto a San Cristóbal del Tachira (Venezuela) nel Marzo 2020.
Oggetto: Contenitori a sfera
Materiale: Legno dipinto
Provenienza: Vietnam
Posizione: Mensola
Autore: Artigiano/a locale
Memoria: “Tommaso e Martina sono due cari amici e, tra loro, marito e moglie. Qualche anno fa ero con Tommaso a Juba, durante uno dei tanti conflitti armati che da decenni travagliano il Sud Sudan. Essendo costretti a stare chiusi in casa per motivi di sicurezza, proposi un gioco, per vagare con la mente per luoghi lontani e affascinanti. Chiesi: “se potessimo scegliere ora una meta di un viaggio, dove andremmo?” Tommaso mi sorprese perché non ci pensò neanche un secondo e disse: in Vietnam. Poi raccontò in parte la sua storia. Era stato lì da bambino con i genitori e ora che era grande aveva un gran desiderio di tornarci. Per lui quel paese aveva e ha un significato molto particolare. Martina, nel frattempo, ci raggiunse a Juba e – caso volle – lì si fidanzarono. Qualche tempo dopo mi mandarono delle foto dal Vietnam, era la loro prima vacanza e realizzarono un sogno. Mi portarono due piccoli recipienti di bambù che, neanche a dirlo, sono su una libreria all’ingresso, dietro una foto dei miei genitori. La memoria di quei due recipienti è legata non solo alle persone, ma anche – e in maniera profonda – alla relazione che loro hanno con quel luogo, al ricordo dei genitori (che avevano vissuto appunto in quel Paese) e a una parte importante della vita di Tommaso, che adesso lui voleva condividere con Martina.”
Oggetto: Budda
Materiale: Legno
Provenienza: Vietnam
Posizione: Mensola
Autore: Artigiano/a locale
Memoria: “Anche il piccolo Buddha viene dal Vietnam. Me lo hanno portato dei cari amici che conosco molto bene, che frequento abitualmente e che mi sono vicini. Dunque, in cosa differisce questo caso con quello precedente? Giampaolo ed Eva erano in Vietnam per lavoro, come tanti colleghi che cambiano paese ogni due anni. Sono partiti poi per il Nepal e poi per il Myanmar. Ogni volta, infatti, che l’organizzazione per cui lavori ti dà una nuova destinazione ci si sposta, si fanno i bagagli e ci si trasferisce. Capita che un luogo ti piaccia più di un altro. Succede che in una città nascano tante amicizie e in un’altra molte di meno. Che una cultura ti entri dentro e un’altra ti lasci indifferente. Insomma, non mi sembra che il Vietnam abbia segnato le vite dei miei amici in maniera particolare o – così non fosse – io non lo so. La memoria del piccolo Buddha è ovviamente legata più alle persone che al luogo. Per me potrebbe venire dall’India, dal Laos o dalla Cambogia, non farebbe alcuna differenza. Non conosco il Vietnam, quell’oggetto sono Giampaolo ed Eva e la mia e loro amicizia.”
Oggetto: Lampada
Materiale: Carta
Provenienza: Giappone
Posizione: Mensola
Autore: Artigiano/a locale
Memoria: “C’è poi, ben posizionata in alto sulla libreria dell’ingresso, una lampada. Una lampada di carta, di carta giapponese. E io non sono mai stato in Giappone. Cosa rappresenta per me? Che memoria custodisce? Anni fa collaboravo con una ONG giapponese, la “Peace Boat” che visitava l’Italia due volte l’anno sbarcando con centinaia di studenti, cui garantivo una serie di attività culturali e sociali. Una delle manager della ONG era Anri, una ragazza giapponese tanto minuta quanto forte e determinata. Il sodalizio tra la mia organizzazione e quella nipponica durò tre anni, quindi vidi Anri in tutto sei volte, non posso dire di conoscerla e da allora non ho più avuto contatti con lei, non usa i social, non ha lasciato tracce. Quando mi sposai, Anri volle farmi un regalo e mi portò questa lampada che ancora oggi illumina le mie serate con una luce calda e delicata. Mi ricorda la sua voce, mi ricorda la sua forza, ma anche la sua sfuggevolezza. So però quello in cui credeva, quello che faceva e quali fossero i valori della sua organizzazione giapponese. La lampada mi ricorda una persona di cui non so niente, ma so del suo impegno e del perché in Giappone è nata una ONG che porta gli studenti giapponesi a conoscere il mondo grazie a una crociera che è un’università di vita.”
Oggetto: Batik
Materiale: Tela dipinta
Provenienza: Mozambico
Posizione: Quadro con vetro
Autore: Artigiano/a locale
Memoria: “Il quarto caso è più raro. Difficile, infatti, che una persona che non conosciamo bene ci porti un regalo da un paese che non conosciamo. Ma può capitare. È il caso di un altro grande batik della Tanzania (o del Mozambico, non ricordo). Rappresenta una natività ed è appeso in camera da letto. Me lo regalò Leonarda, un’amica che ho frequentato per un breve periodo della mia vita e di cui ho perso i contatti da tempo. Non ricordo perché andò in Mozambico o Tanzania, paesi che non conosco (se si esclude Zanzibar). Va da sé che il batik ha una “sua” memoria molto debole. Questo non significa che non ricordi con piacere chi me lo ha regalato o che non le sia riconoscente. Succede però che la “forza” di questo oggetto consista soprattutto nella scena che raffigura: Una sacra famiglia da “presepe” in stile africano bellissima. Una scena intensa, con Maria e Giuseppe dalla grande espressività, che comunica delicatezza e intimità. La memoria che trasmette è la memoria delle mie esperienze in Africa. Tutte, non necessariamente una in particolare. Anche perché Leonarda l’ho sempre e solo vista in Italia.”
Copertina: Stand di Matrioske al mercatino di Natale della Piazza Rossa, Mosca 15/12/2015.
I testi in corsivo sono tratti da “La memoria dei luoghi” racconto non pubblicato scritto a San Cristóbal del Tachira (Venezuela) nel marzo 2020.